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“Lo swing è naturale, elegante... e la sua voce preziosa... Ogni tappa è una sorpresa, grazie anche agli amici di grande classe che, insieme a Ligia, percorrono questo loro mondo che, oggi, fortunatamente, è anche un po’ il nostro.” Questo breve ma significativo commento di Luciano Bertrand – noto agente musicale piemontese, ma nell’occasione soprattutto grande appassionato di musica brasiliana – ci aiuta ad entrare nel clima di questo disco, il terzo da leader (prima ci sono stati «Vida», 2006, e «Mundo melhor», 2008), ma sin qui sicuramente il più importante, di Ligia França, artista originaria di Natal (Rio Grande del Nord) e trasferitasi – per nostra fortuna – da ormai più di quindici anni nel nostro paese. «Meu mundo è hoje» è un titolo che, dopo aver sognato di vivere finalmente in un Mundo melhor (“mondo migliore”), risulta doppiamente significativo: quella che sembrava soltanto una speranza è diventata quindi una meravigliosa realtà. “Il mio mondo è oggi” (Meu mundo è hoje), ovvero qui, ora – sembra voler affermare la cantante brasiliana – un mondo da vivere intensamente, senza compromessi perché – ed ancora ci viene in soccorso il sottotitolo della canzone di Wilson Batista – “io sono così” (Eu sou assim), sincera e trasparente. Tutto sembra accadere per magia, ma se lo spessore vocale di Ligia França è notevolmente cresciuto rispetto ai precedenti lavori, una parte del merito va allo splendido gruppo assemblato per la registrazione. Le tredici canzoni poi, scelte con cura ed attenzione dalla vocalist, formano un repertorio originale e raffinato. Già l’apertura è di per sé un programma: riuscire a pescare la magnifica O samba è meu dom, di Wilson das Neves, canzone che ha poco più di dieci anni, non è da tutti. Di un “momumento nazionale” come Ary Barroso vengono qui proposti due brani, non certo dei più famosi, come Isto è meu Brasil e Camisa amarela, né Ligia sembra temere il confronto con Gal Costa quando affronta con suadente dolcezza Nemeu, di Dorival Caymmi. Sorprendente poi, vero e proprio cammeo del disco, è la splendida interpretazione di Guarda che luna, uno dei grandi classici della musica leggera italiana. I tredici brani scorrono via piacevolmente, senza che si avverta mai il benché minimo calo di tensione, ed anche dopo ripetuti ascolti l’album appare fresco e gradevole. All’affiatato trio che da tempo accompagna la cantante di Natal, composto da altri due talentuosi “brasiliani d’Italia” come il chitarrista Roberto Taufic (cui va in più il merito di aver firmato quasi tutti gli arrangiamenti) ed il contrabbassista Edu Hebling, così come dal più brasiliano fra i musicisti italiani, il batterista bolognese Roberto Rossi, si sono qui aggiunti due musicisti di prima grandezza del panorama internazionale come il pianista cubano Aruan Ortiz (attivo dal 1996 in Spagna e dal 2003 a New York, dove ha collaborato con Greg Osby e Francisco Mela, Myron Walden e Antoine Roney, solo per fare qualche nome) e l’immenso Armando Marçal, maestro di Rio de Janeiro che ha messo la sua arte percussiva al servizio, fra gli altri, di Joao Bosco, Pat Metheny , Stefano Bollani. E’ grazie soprattutto al loro apporto che la saudade diventa swing morbido ed avvincente, mai scontato né banale, permeando di un denso alone jazzistico tutta l’incisione. Sostenuta da un quintetto di questa levatura la voce di Ligia França può davvero volare. Sentire per credere!

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  • Ligia França (voce/vocal)

  • Roberto Taufic (chitarra/guitar)

  • Aruan Ortiz (piano)

  • Edu Hebling (contrabbasso/double bass)

  • Roberto Rossi (batteria/drums)

  • Armando Marçal (percussioni/percussions)

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